Sacerdote illuminato, fratello

di Danilo Zanzucchi

Danilo Zanzucchi, ingegnere e focolarino sposato, assieme a sua moglie Annamaria, da molti anni è responsabile del Movimento «Famiglie Nuove», che diffonde lo spirito dell’unità nel variegato mondo della famiglia. Ha conosciuto d. Silvano sin dagli anni in cui nacquero nelle varie città d’ Italia e poi all’estero le prime Comunità del Movimento dei focolari.

Un ricordo degli anni ’50. In alcune città del nord Italia (Milano, Torino, Parma, dove allora abitavo con la mia famiglia) si andava diffondendo l’Ideale dell’unità. S’erano creati piccoli gruppi di persone che venivano coltivate dalle prime compagne di Chiara: Ginetta, Silvana, Vale. Il Movimento era agli inizi e le notizie, da loro portate, di sempre nuove adesioni all’Ideale, alimentavano entusiasmo.

Una di queste notizie riguardò un sacerdote di Torino, d. Silvano Cola, assai impegnato nel recupero di giovani delinquenti nel riformatorio Lombroso: in un momento di grave crisi della sua vocazione aveva conosciuto la spiritualità dell’unità e con decisione si era buttato nella nuova avventura.

Ricordo lo sgomento che provai quando poi ci arrivò la notizia del gravissimo incidente d’auto per la nebbia che portò d. Silvano in pericolo di vita. Fummo coinvolti in una catena di preghiere per la sua salute.

Alla fine degli anni ’50, con Annamaria e quattro bambini piccoli, ci trasferimmo a Roma. Ero ingegnere civile, e c’era da costruire una sede per il nascente Movimento a Rocca di Papa. In attesa del progetto definitivo e dei permessi comunali si iniziò con la costruzione di un saloncino nel giardino della Villa Maria Assunta a Grottaferrata, allora sede provvisoria del Movimento. E subito là si tennero incontri per focolarini, per famiglie, anche per sacerdoti diocesani e religiosi.

Nel ’60, se ben ricordo, era appena iniziato un incontro per sacerdoti quando arrivò la notizia che i vescovi italiani avevano proibito ad essi di partecipare al Movimento dei focolari, allora sotto studio da parte della Chiesa. Ero presente e ho ancora vivissimo il ricordo dell’intervento – deciso e certamente molto sofferto – di d. Silvano che chiedeva ai sacerdoti diocesani presenti di lasciare l’incontro. Subito, per obbedienza alla Chiesa.

Qualche anno più tardi, quando si chiarì la situazione dell’appartenenza dei sacerdoti al Movimento dei focolari, d. Silvano venne a Roma e poi a Grottaferrata. Sempre notavo in lui una fiducia grande nella Provvidenza. Quando, agli inizi degli anni ’60 Chiara e d. Foresi decisero di dare inizio alla sede del Movimento a Rocca di Papa, i piani finanziari erano… affidati alla Providenza (quando iniziammo i lavori c’erano solo i soldi sufficienti per gli scavi di fondazione). Un aiuto generoso venne, tra gli altri, proprio da alcuni sacerdoti simpatizzanti del Movimento per l’intervento di d. Silvano.

Ho un ricordo molto bello di quegli anni di d. Silvano, legato alla mia famiglia. Era giugno ’65, e alla festa del Corpus Domini nostro figlio Giovanni fece la prima comunione, preparato da d. Silvano. Da fine psicologo com’era e per di più con tutta la carica d’amore soprannaturale per l’Ideale che egli viveva, sapeva arrivare al cuore e alla mente dei bambini e dei giovani!

Un ricordo degli anni ’60 a Roma. Ogni domenica la comunità del Movimento che contava alcune centinaia di membri, si riuniva per la messa nella chiesa di sant’Andrea della Valle. La celebrava d. Silvano. Le sue prediche al Vangelo erano brevi – non più di 8-10 minuti –, erano seguitissime e arrivavano al cuore dei presenti. Erano vita vissuta e convertivano, ed erano elemento importante per il costituirsi della comunità di Roma sempre crescente.

C’è stata poi la generosità immediata di d. Silvano per l’assistenza religiosa ai tanti incontri del Movimento che si tennero al Centro Mariapoli di Rocca di Papa e successivamente a Castelgandolfo. La sua serenità infondeva coraggio, smontava difficoltà o paure, creava comunità. Un esempio di sacerdote illuminato, che sapeva farsi fratello. È stato un punto di riferimento per tante persone del Movimento: sapeva farsi uno col suo ascolto attento, sereno, distaccato, intelligente, paziente, e così contribuiva a rasserenare e confortare.